Lo scorso weekend ho partecipato a un evento organizzato da AICP Lombardia ricco di spunti, e tra i temi emersi c’è stato anche quello dell’epigenetica, un argomento affascinante, che ha acceso subito una connessione con il mondo del coaching.
Ma facciamo un passo indietro.
L’epigenetica è la scienza che studia come l’ambiente può influenzare l’espressione dei nostri geni, senza cambiarne la sequenza. In pratica il DNA è come una partitura musicale: la melodia è lì scritta, ma qualcuno decide quali note suonare, quando e con quale intensità.
Un esempio classico?
Due gemelli omozigoti, con lo stesso patrimonio genetico, possono avere stili di vita, stati di salute, personalità e persino malattie diverse.
Perché?
Perché sono vissuti in contesti diversi, hanno avuto esperienze differenti, relazioni uniche, traumi o stimoli opposti.
In pratica le neuroscienze hanno dimostrato che per quanto il nostro patrimonio genetico sia ereditato, abbiamo comunque il potere di influenzarlo.
Ed ecco il collegamento con il coaching.
Il coaching è praticamente un metodo epigenetico: non cambia gli aspetti di personalità, almeno all’inizio, ma agisce sulle condizioni che permettono a certe risorse di attivarsi e altre di placarsi.
Ti faccio un esempio.
Un leader può avere, nel suo “DNA professionale”, una forte capacità di ascolto, empatia, visione strategica, ma magari è cresciuto in contesti dove la leadership era sinonimo di controllo, ordine, autorità e ha imparato a “silenziare” proprio quelle qualità più umane, che oggi sarebbero la sua forza.
Attraverso il coaching, può riconoscere questi schemi, rifletterci, sperimentare nuovi comportamenti, e così, attivare risorse che erano già lì, ma addormentate.
Oppure pensa a un venditore che si sente inadeguato, perché non ama le tecniche aggressive.
Nel percorso scopre che la sua forza è proprio l’ascolto, la relazione, la fiducia: elementi che oggi fanno la differenza nella vendita.
Non ha cambiato il suo “DNA professionale”, ha solo trovato il modo per esprimerlo davvero.
Il coaching non inventa il talento, lo fa emergere.
Non riscrive la persona, la aiuta a leggersi meglio.
Non cambia il destino, ma cambia le condizioni che lo rendono possibile.
Inizio la settimana con una consapevolezza scientifica ancora maggiore dell’efficacia del metodo del coaching, che applico quotidianamente con i miei clienti e per questo ringrazio AICP e i relatori dell’evento a cui ho partecipato.
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