Quando Daniel Kahneman parla di optimistic bias, le mie reminiscenze classiche mi riportano al concetto greco di hybris, che possiamo tradurre con termini italiani come tracotanza e arroganza. Gli antichi Greci erano profondamente consapevoli della fragilità della condizione umana e attribuivano il crollo di grandi personaggi alla loro arroganza verso gli dei.
Nel mito, Prometeo decide di sfidare il potere di Zeus rubando il fuoco divino per donarlo agli uomini, offrendo loro conoscenza e progresso. Questo atto di ribellione non resta impunito: Zeus, furioso per l’affronto, condanna Prometeo a un’eternità di sofferenza. Ogni giorno, un’aquila divorava il suo fegato, che si rigenerava ogni notte, rendendo la punizione infinita. Il mito di Prometeo aveva evidentemente lo scopo di avvertire le persone dei rischi legati all’eccessiva ambizione e alla sfida verso le forze superiori.
Un altro esempio è la storia biblica della Torre di Babele. Gli uomini, uniti da una lingua comune, decidono di costruire una torre talmente alta da raggiungere il cielo, un atto di sfida diretta a Dio. Come punizione per la loro presunzione, Dio confonde le loro lingue, disperdendoli sulla terra e frammentando l’umanità in culture e nazioni diverse. La Torre di Babele voleva essere un ammonimento del fatto che l’arroganza collettiva può portare alla divisione e alla disgregazione.
Questi miti antichi ci spingono a riflettere su un dilemma eterno: meglio andare sul sicuro o rischiare di suscitare, con la propria hybris, una sorta di “condanna divina”? La verità è che spesso è rassicurante attribuire l’insuccesso a una giustificazione “divina”, ma cosa succede se il rischio porta al successo? Significa forse che gli dei erano dalla nostra parte? 😉
Kahneman ci insegna che le statistiche dovrebbero guidare le nostre decisioni, eppure non sempre facciamo così. Ci lasciamo tentare dal rischio, dall’idea che forse, questa volta, la fortuna sarà dalla nostra parte.
E tu, come ti poni rispetto a questo antico dilemma? Rischi o non rischi? Ti affidi ai numeri o segui l’istinto?
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