Che cos’è il coaching? Che cosa fa un coach?

Oggi voglio affrontare un tema che mi sta molto a cuore dal momento che, oltre ad essere un formatore, sono un business coach. In quanto tale, credo sia importante divulgare quali sono le caratteristiche effettive di questa straordinaria professione.

Anche un recente sondaggio che ho condiviso sui miei profili social dimostra che c’è tanta confusione in merito.

Il coaching è molto di moda, forse pure troppo…

Proprio perché è sotto i riflettori del grande pubblico è naturale che persone senza né arte né parte si avventurino in questo campo facendo promesse o proponendo soluzioni che con il coaching vero e proprio non hanno niente a che fare.

Ma quindi chi è il coach?

Capita spesso di definirlo per differenza rispetto ad altre professioni contigue, come per esempio lo psicologo.

 

Coaching e psicologia

Gli strumenti che usa il coach hanno un’origine psicologica (ma d’altronde che cosa non lo ha?), ma il coach non è un terapeuta. Per spiegare la differenza mi avvalgo di un esempio che credo possa essere utile a capire il diverso approccio.

Siamo davanti ad un cliente che si definisce perfezionista e che per questo ha problemi relazionali con colleghi e collaboratori poiché tende ad essere molto critico anche verbalmente quando non vengono rispettati i suoi “standard di qualità”.
Si potrebbe dire che siamo di fronte ad un problema di gestione delle emozioni, un argomento “di frontiera” che si presterebbe ad interventi di diverso tipo: uno psicologo, forse, andrebbe ad approfondire le origini di questo perfezionismo, cercando – per esempio – le sue radici nell’infanzia, quando i suoi genitori lo punivano quando appena usciva dai loro standard.
Il coach, invece, non lavora sulla genesi del problema. Ne prende nota, ma è consapevole che ormai il passato non si può modificare e che sono i pensieri e le emozioni attuali che lo rendono poco efficace sul lavoro. Utilizza quindi degli strumenti, come per esempio quello della ristrutturazione cognitiva, che hanno l’obiettivo di aiutare il cliente a modificare il pensiero automatico che gli genera l’emozione elaborando al suo posto pensieri funzionali che genereranno emozioni funzionali. E si allenerà in questo senso di sessione in sessione.

In sintesi, il coach lavora sul presente e, tramite un piano d’azione, sulla costruzione del futuro.

Coaching e motivazione

Talvolta si tende invece a definire il coach come un “motivatore”.

Ma chi è il motivatore? Uno che ti dice “Dai che ce la fai!” anche quando in realtà non hai gli strumenti per farcela? Quanto può essere cocente la delusione quando ti rendi conto che si è trattato solo di un’illusione?

Dal mio punto di vista la motivazione va affrontata con un approccio serio, direi scientifico. La letteratura sul tema è molto vasta e complessa e non si può ridurre ad un “Dai che ce la fai!”. Questa frase potrei aspettarmela da un amico o un parente, ma non da un coach.

La motivazione che aumenta l’autoefficacia viene da dentro, è intrinseca alla persona, non può venire da un incitamento esterno.
Quindi il coach non ti inietta la motivazione come fosse una medicina, ma ti aiuta socraticamente a trovarla dentro di te grazie alla focalizzazione sui tuoi valori e sui tuoi obiettivi più importanti. Ti aiuta inoltre a liberarti dei blocchi cognitivi che ti trattengono.

 

Coaching e consulenza

Il coach, d’altra parte, non è nemmeno un consulente. Per capire la differenza, seguimi in questo esempio…

Se hai una perdita ad una tubatura di casa e non sai intervenire da solo, chi chiami?
L’idraulico, che è un consulente al quale deleghi la soluzione del problema.

Il coach non agisce in questo modo, non accetta la delega perché ha fiducia nelle potenzialità del cliente, che gli daranno la possibilità di affrontare autonomamente la situazione e realizzare i suoi obiettivi.
Per questo io dico sempre che il coach “crea indipendenza”.

Quando un cliente mi chiede come farei io nella sua situazione, non accetto la delega e gli restituisco la domanda: “tu, piuttosto, come faresti?”.
Solo se mi rendo conto che il cliente ha bisogno di me come formatore e consulente dedico delle sessioni specifiche separate da quelle di coaching nelle quali gli offro gli strumenti che gli servono per affrontare la sua situazione.

 

Che cosa fa il coach

Ma insomma, ora che abbiamo detto che cosa non è coaching, possiamo arrivare a dire chi è il coach?

Molti lo paragonano ad un allenatore un po’ perché esiste anche il coach sportivo, un po’ perché in effetti il coach allena il cliente a rafforzare le proprie potenzialità per realizzare un obiettivo.

Chiaramente lo condivido anch’io, ma allo stesso tempo mi piace definirmi anche come:

Un “cacciatore di potenzialità”, in quanto ho le competenze per individuare e sviluppare le potenzialità del cliente e farle così diventare veri e propri talentiUn “facilitatore”, in quanto mi alleo con il cliente facilitando, grazie alla relazione di coaching, il raggiungimento dei suoi obiettivi personali.E questo mi dà grande gioia e soddisfazione come professionista.

Se hai pensato di affrontare un percorso di coaching e vuoi avere maggiori informazioni su come fare, scrivimi pure: faremo un incontro gratuito per capire come posso esserti d’aiuto.

A presto!

Sono un coach e un formatore, lavoro soprattutto con consulenti di vendita e manager. I miei percorsi sono sia individuali che di team. Contattami per saperne di più: antonio@sanna.coach

Antonio Sanna

Coach | Formatore

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