Come la pressione influisce sulla prestazione: capire e utilizzare la legge di Yerkes-Dodson per ottenere il massimo rendimento

Hai mai notato che quando la pressione sugli obiettivi diventa troppo forte la concentrazione tua o del collaboratore sul “fare” diminuisce e viene sostituita, a seconda dei casi, da “panico” o da rassegnazione? 

Si tratta di una situazione tipica in tutti i contesti molto competitivi e “stressanti” e ha una spiegazione psicologica nella cosiddetta legge di Yerkes-Dodson.

Questa legge, che prende il nome dai due studiosi che l’hanno elaborata ad inizio Novecento, stabilisce che la prestazione di una persona in un compito cognitivo o motorio aumenta con l’aumentare dell’eccitazione, ma solo fino ad un certo punto. Da un certo livello di eccitazione in poi, la prestazione inizia a diminuire.

Come vedi, questo fenomeno si presenta sotto forma di una curva a U rovesciata, in cui la prestazione è massima all’equilibrio di eccitazione, ovvero quando l’eccitazione è ad un livello moderato. A livelli di eccitazione troppo bassi, la persona può essere troppo tranquilla o disinteressata per prestare attenzione al compito; a livelli troppo alti, la persona può essere troppo ansiosa o stressata per concentrarsi. 

In generale, la legge di Yerkes-Dodson fornisce un utile quadro teorico per capire come la “pressione” influisce sulla prestazione e può essere utilizzata per aiutare le persone a trovare il loro equilibrio ottimale in situazioni che richiedono prestazioni significative. 

In generale un livello moderato di “pressione” può aiutare a :
• comunicare in modo persuasivo e convincente
• gestire efficacemente i rifiuti e le obiezioni
• prendere decisioni rapide e informate
• adattarsi alle situazioni impreviste e alle esigenze dei clienti
• mantenere un atteggiamento positivo e ottimista 

Una volta compreso il modello, che comunque si limita a descrivere il fenomeno, ma non dà soluzioni, la vera sfida per un capo sta secondo me nel capire come creare un ambiente di lavoro che incoraggi il livello ottimale di eccitazione per i propri dipendenti, aiutandoli a massimizzare la propria prestazione. Deve inoltre imparare a gestire situazioni di stress o ansia eccessiva tra i propri collaboratori, aiutandoli a trovare un equilibrio ottimale. 

Senza contare che il capo deve adottare strategie di gestione dello stress anche per se stesso, così da trovare il proprio equilibrio ottimale nella gestione del team e nelle decisioni importanti che deve prendere quotidianamente.
In questo percorso di consapevolezza il supporto di un coach è fondamentale, in quanto grazie al confronto con una figura che per definizione dovrebbe essere esterna all’organizzazione si ha la possibilità di avere una visione più ampia delle situazioni “stressanti” e delle possibili soluzioni. 

Buon lavoro!

Sono un coach e un formatore, posso aiutarti nello sviluppo delle soft skill, nella vendita e nel marketing. I miei percorsi sono sia individuali che di team. Contattami per saperne di più: antonio@sanna.coach

Antonio Sanna

Coach | Formatore


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