Il triangolo drammatico

Nel cuore delle dinamiche aziendali, dietro le scadenze e i report, si nascondono spesso schemi relazionali tossici che succhiano energia e minano l’efficacia del team. Quante volte ti sei sentito intrappolato in discussioni in cui il lavoro anziché progredire si trasforma in un futile gioco di accuse e “scaricabarile”?

L’esperienza di un mio coachee, un professionista con responsabilità di leader informale nel suo ufficio, si è rivelata emblematica in questo senso. Nonostante le sue competenze tecniche, si trovava a oscillare tra uno stile passivo (evitando il confronto) e uno aggressivo (imponendosi solo quando esasperato), finendo per risolvere i problemi da solo pur di evitare il conflitto. Durante il percorso di coaching, lo strumento di lavoro che gli ha permesso di aumentare la sua consapevolezza è stato il cosiddetto triangolo drammatico. Ne hai mai sentito parlare?

Il Triangolo drammatico è un modello psicologico che descrive le interazioni disfunzionali in cui le persone assumono uno dei tre ruoli stereotipati ai vertici del triangolo, muovendosi in un “gioco psicologico” distruttivo:

  1. Vittima: si sente impotente, evita le responsabilità, cerca di essere salvata o si lamenta della sua condizione. La sua frase preferita è “Povero me” o “Non posso farcela”.
  2. Carnefice (o persecutore): critica, accusa, trova i difetti e cerca qualcuno da incolpare per i problemi. La sua frase è “È colpa tua”.
  3. Salvatore: si precipita ad aiutare, spesso senza che sia richiesto, risolvendo i problemi al posto degli altri e impedendo loro di crescere o assumersi le responsabilità. La sua frase è “Lascia che lo faccia io”.

Questi ruoli sono fluidi: il mio coachee, ad esempio, ha compreso come in certi momenti ricadesse nel ruolo di Salvatore (risolvendo lui i problemi del team) o di Vittima (quando subiva la pressione senza agire assertivamente), mentre il clima di “scaricabarile” vedeva i colleghi assumere a turno il ruolo di Carnefice e Vittima.

Il potere del coaching risiede nel rendere il coachee consapevole di quando sta entrando in una di queste dinamiche. La consapevolezza è il momento in cui ci si rende conto di essere nel pieno di un gioco psicologico e si acquisisce la possibilità di scegliere se “giocare” o no.

Il mio coachee ha concluso questa sessione portando con sé la ferma intenzione di mantenere un approccio assertivo, soprattutto di fronte a interlocutori aggressivi o manipolatori, evitando reazioni impulsive o passive. Questo gli ha permesso di passare dalla dinamica del conflitto a quella dell’efficacia.

Riconoscere e disinnescare questi “giochi” è la prima mossa per una leadership matura e per un ambiente di lavoro più sano e produttivo. Se anche tu ti senti intrappolato nelle dinamiche di Vittima, Carnefice o Salvatore e desideri sviluppare una leadership più assertiva e consapevole, è il momento di affidarti a un coach esperto!


Sono un coach e un formatore, posso aiutarti nello sviluppo delle soft skill, nella vendita e nel marketing. I miei percorsi sono sia individuali che di team. Contattami per saperne di più: antonio@sanna.coach

Antonio Sanna

Coach | Formatore

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